Prima di tutto, non c'è accordo sulla sua reale etimologia, assassino deriva dall'arabo "hashshashin" (حشّاشين), che secondo alcuni studiosi avrebbe origine dal nome del fondatore Hassan Sabbah, per altri deriverebbe dal vocabolo arabo che sta per "erba", e che quindi lascia supporre che tra i suoi seguaci fosse norma fumare erba.
Non voglio mettermi contro nessun accademico, ma vista anche la radice della parola e la fonetica araba, tra le due mi sembra sia più logico suppore quest'ultima origine, che forse farà storcere un pò il naso per l'immagine inusuale di un gruppo religioso/politico un pò "alternative" all'alba del primo millennio: immaginatevi questi uomini oscuri, spietati, che con le mani odorose di canna preparano i loro piani e astute trame.
Parliamo ora di quanto è possibile dire sul loro conto, partiamo dalla storia:
Il culto degli assassini nasce per opera del già citato Hassan Sabbah (1034, Qom, Iran), appartenente ad una delle branche più estreme dello shi'ismo ismailita, detta nizari (o nusayri), che riconosce una diversa linea parentale di imam rispetto allo shi'ismo duodecimano, quello più diffuso oggi in Iran.
Quest'immagine è un abile lavoro di arte calligrafica, e venne assunto dai nizari come simbolo del loro culto. Al suo interno vi è tracciato il nome completo di 'Ali, cugino di Muhammad, considerato da tutti gli shi'iti il primo imam.
Dotato di una forte personalità carismatica, Hassan radunò con sè numerosi seguaci, essi erano fortemente avversi allo sfarzo delle corti dei califfi, e lamentavano l'assenza di quello che nella visione di Hassan era l'islam più puro, così forte dell'aiuto dei suoi sostenitori egli riuscì a conquistare una fortezza ad Alamut, nell'attuale Iran (1090).
Un posto inespugnabile e poco raggiungibile, e sulla cui conquista da parte del nostro si raccontano varie leggende, dall'uso di poteri soprannaturali alla conversione dei suoi abitanti, ma che alla fine si rivelò un'ottima scelta strategica per le operazioni degli assassini.
Alamut, Iran
Anche se ormai divenuto sinonimo di omicidio, il termine "assassinio", secondo le usanze di questo culto, stava ad indicare un omicidio politico, mirato a destabilizzare regni e imperi di chi veniva considerato indegno del potere.
Gli assassini progettavano con cura ogni attentato, erano fortemente indottrinati e fedeli, come in un ordine esoterico esisteva all'interno del culto un sistema di rivelazioni per grado che permetteva ai seguaci di accedere anche ad una conoscenza più profonda del Corano, fino a giungere alla cerchia più ristretta di Hassan.
Dal punto di vista religioso si rifacevano ad un tipo di shi'ismo estremo, l'ismailismo, che rispetto all'originario dava un assoluta priorità all'interpretazione esoterica al Corano: la shari'a, i fondamenti obbligatori dell'islam diventavano superflui una volta che l'adepto avesse raggiunto una conoscenza spirituale superiore. Grande importanza infine era data all'imam, permeato di un'essenza eterna, era persino superiore alla persona del profeta Muhammad, considerato assieme alla sua legge, temporaneo e transitorio.
L'imam diventa così il simbolo dell'uomo perfetto, addirittura è definito immagine della forma divina stessa, a cui gli uomini devono ispirarsi e rivolgersi.
Nel nostro caso fu un nipote di Hassan, suo omonimo, che si proclamò discendente del precedente imam e assunse così il controllo della sua setta, annunciando l'arrivo di un islam solo puramente spirituale, e quindi esente da regole e leggi religiose di alcun tipo.
Il modo di agire degli assassini mirava a suscitare scandalo, paura, e pertanto i loro attentati avevano spesso luogo in pubblico, in modo da generare un perenne senso di insicurezza.
Gli assassini non temevano la morte, anzi spesso si suicidavano prima di essere catturati per non rivelare informazioni preziose, erano per questo detti "fida'i" coloro che si sacrificano.
Durante le crociate, il culto aveva acquisito un'altra base operativa in Siria guidata da una figura misteriosa chiamata "il vecchio della montagna", per un breve periodo si creò una curiosa alleanza tra crociati e assassini, uniti dal comune obbiettivo di annientare alcuni dei regnanti del medio Oriente.
La loro minaccia cessò solo nel 1256, quando la loro fortezza, assieme ai preziosi documenti sulle loro imprese, fu devastata dall'ondata mongola, a capo della quale vi era Hulagu, nipote di Gengis Khan.
Hulagu e la sua regina
La mancanza di documenti scritti e la notevole mistificazione del loro culto, fa ragionevolmente suppore, che molte delle loro imprese siano state gonfiate, o per lo meno sovrastimate, in quanto ogni omicidio politico veniva attribuito a loro e secondo alcuni racconti, persino Saladino rischiò di lasciarci la pelle, anche Marco Polo li cita nel Milione, a testimoniare quanto grande fosse la loro fama.
A TUTTI I LETTORI: nel tentativo di dare un tono più serio al blog, e di provare che non scrivo secondo la mia fantasia o manipolazioni varie, lascerò al termine di ogni articolo una breve bibliografia, che potrà essere anche utile al fine di consigliare ai lettori i testi per approfondire un argomento che abbiano trovato interessante.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
A.Bausani, L'islam, Garzanti, 1999
T.Ansary, Un destino parallelo, Fazi, 2010
H.Corbin, Storia della filosofia islamica, Adelphi, 1991