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lunedì 1 giugno 2015

Mediatori culturali... interstellari. Quali domande porsi nel caso di un'eventuale convivenza tra uomini e alieni?



Dopo che studio e impegni vari avevano prosciugato le mie energie intellettuali, ho un articolo e quindi molteplici questioni da porre, a me e a voi lettori.
Il testo che sto per proporvi, non ha niente a che fare con le culture orientali su cui mi sono concentrata precedentemente, ma bensì tratta di un incontro con le (ipotetiche ) culture… extraumane.
Come mediatrice culturale talvolta, quasi per gioco, mi sono posta questa domanda: e se un giorno il mondo avesse bisogno di mediatori culturali extraplanetari? Di uomini che siano in grado di entrare in contatto con altre creature intelligenti e dipanare le reciproche incomprensioni? Quali sarebbero le questioni da affrontare? Come reagirebbe la nostra cultura umana di fronte a tale ospite?
Anche se da qui in avanti parleremo di ipotesi, piene di se e ma, non mi piace considerare questa disquisizione come una futile perdita di tempo, in quanto credo che tale questione, come tante altre lo furono in passato, sia utile per sperimentare delle soluzioni in via teorica, al fine di avere una posizione su un argomento che, non sappiamo quando, e probabilmente non nel giro di pochi anni, gli esseri umani potrebbero porsi.



Conosciamo pochissimo dei nostri dintorni cosmici, se non informazioni abbastanza superficiali, è vero che abbiamo una vera e propria mappa stellare della nostra galassia, che ha comunque delle parti inosservabili, ma possediamo ben pochi dati sui pianeti, che sono l'obiettivo più importante per la ricerca della vita fuori dalla Terra.
Prima di entrare nel succo del discorso, facciamo alcune considerazioni molto importanti al fine di renderci conto quanto sia difficile un possibile incontro con una civiltà aliena e perchè:
1)I pianeti rocciosi ad una determinata distanza dal sole, con la giusta composizione di elementi, essenziali per la vita COME NOI LA IMMAGINIAMO sono pochi, ma anche difficili da osservare con gli strumenti.
2)La frequenza con cui vari sciami meteorici si abbattono sui pianeti, almeno secondo le osservazioni sui nostri "vicini". è solitamente molto alta. Ma grazie alla presenza di giganti gassosi come Giove,  che con la sua enorme massa ha funto ha magnete, la nostra bella casetta è riuscita ad evitare numerosi impatti. Ciononostante, eventi traumatici si sono presentati più volte nella storia del nostro pianeta, e spesso ha spazzato via gran parte delle forme di vita complesse presenti all'epoca.
3)Riprendendo la fine dell’ultimo punto, dobbiamo ricordare che lo sviluppo di forme di vita complesse, ha richiesto milioni e milioni di anni, e non è detto che le spinte evolutive privilegino l’intelligenza creativa (visto che il punto su cui vorrei concentrarmi è la coesistenza con creature dotate di un sistema culturale).
4)Dando per scontato che queste forme di vita si sviluppino senza troppi intoppi, non è detto che formino una civiltà complessa, ossia che si concentrino su progetti a lungo termine, e si diano allo sviluppo di tecnologie finalizzate all'esplorazione, rispetto all'idea di mandare avanti una società semplice, basata su una dimensione quotidiana, con la sopravvivenza come unica preoccupazione. 
Se riflettiamo, la maggior parte delle culture sulla Terra, prima dei grandi imperi era nomade o basata su un’economia di sussistenza, è stata solo l’aggressione e la tirannia dei primi, che ha costretto la maggior parte di loro a diventare stanziali o ad adattarsi ai nuovi costumi
 5)Una volta sviluppata la tecnologia, non è detto che ci siano le risorse essenziali o le idee necessarie per compiere il grande balzo, ossia “sollevarsi dalla superficie terrestre”. Inoltre fate conto che gli esseri umani moderni (Homo Sapiens Sapiens) esistono da circa 200.000 anni, e che sulla Luna ci siamo arrivati circa 50 anni fa, quindi abbiamo dedicato alla conquista spaziale circa lo 0,025% della nostra esistenza! Se un’altra civiltà fosse scossa da disordini politici, problemi ambientali o di chissà di quale altro tipo, sono certa che il tempo dedicato allo studio di tecnologie e progetti interplanetari sarebbe drasticamente ridotto in vista della sopravvivenza.
6)Avendo già citato quanto sia raro che: nasca la vita, che questa diventi complessa, che vi sia una certa stabilità e la formazione di un pensiero scientifico, rendiamoci anche conto di come sia tutt’ora difficile riuscire a progettare mezzi che permettano un viaggio interplanetario. Attualmente sono in corso piani per far arrivare l’uomo su Marte, forse fra una ventina d’anni circa, ma ci sono migliaia di problemi. E' certo che prima o poi ce la faremo, e che sorpasseremo come in un giro di boa da brividi l’orbita di Plutone, fino a vedere con i nostri occhi altri soli e altri pianeti, ma bisogna essere consapevoli che ci vorrà DEL TEMPO. E' difficile quantificarlo, il genio e intuizioni cruciali nascono come funghi e da un momento all'altro, si trovano soluzioni a problemi che gli altri scienziati giudicavano irrisolvibili o alle quali semplicemente continuavano a girarci intorno.  
Quindi ritornando ad oggi, possiamo affermare che la possibilità di effettuare viaggi extrasolari  è remota, neanche le sonde sono riuscite finora a raggiungere un altro sistema per una serie di problemi che evito di trattare in quanto vorrei arrivare al punto dell'articolo.
E ultima cosa importante, l’equipaggio umano, o nelle nostre ipotesi “alieno”, ha delle incognite in più, in quanto bisogna provvedere al loro sostentamento e al loro benessere per un viaggio che è impossibile dire quanto sarebbe lungo.
In sintesi: viaggiare nello spazio è immensamente DIFFICILE!


Ma visto che parliamo di difficile e non impossibile, passiamo alla questione “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, immaginando che anni e anni di studi e di successi abbiano permesso a noi, o a loro di incontrarci faccia a faccia, cosa accadrebbe?
Saremmo in grado di comunicare? Io credo di sì.
Anche tenuto conto che magari queste creature usino strumenti  o modi diversi dai nostri per comunicare quali: emissioni di sostanze chimiche, vibrazioni, linguaggi di segni con… appendici o arti bizzarri, credo che riusciremmo a decodificare pian piano il loro linguaggio o magari sarebbero loro a riuscire a capirci per primi.
Siamo riusciti a decriptare molti linguaggi “morti” con sistemi e logiche lontani dai nostri, e seppur di fronte ad un’altra civiltà, la nostra inventiva e creatività farebbe il resto.


Ora entriamo nel vivo dei problemi che questo incontro creerebbe.
Superato lo scoglio della comunicazione, come reagirebbe la popolazione alla loro presenza? Se per caso qualcuno di loro anche a scopo conoscitivo volesse visitare il nostro mondo e poi stabilirvisi, come sarebbe accolto dalla… “gente”?
Domanda difficile, visto che per “gente” vorrei riferirmi al cittadino mondiale medio, l’opinione pubblica terrestre in sintesi.
Per evitare di essere dipersiva mi concentrerò su quello che a me come occidentale italiana pare "il senso comune" basandomi su visioni religiose o culturali dei mondi che conosco.

Sicuramente si formerebbero più gruppi di "opinionisti", basti pensare che già oggi vi è una certa parte della popolazione, parlo dei cosiddetti complottisti, che tirano fuori dietrologie e catastrofismi (dimenticandosi poi dei problemi concreti) da ogni evento di rilevanza pubblica.
Sicuramente l’alieno, in questo caso lo immagino come “pacifico”, sarebbe il nuovo capro espitario, il famoso rettiliano o grigio, che sceso dal cielo come angelo di luce, ci ingannerà per distruggerci o schiavizzarci tutti.
Diamo uno sguardo a come potrebbero reagire le varie comunità religiose. La maggior parte della popolazione mondiale ha una qualche credenza, spirituale o religiosa non importa, questo sistema di credenze e valori sicuramente non svanirà anche nel corso dei secoli futuri, magari vi saranno nuovi culti, nuovi estremismi, nuovi sincretismi, e sicuramente l’arrivo di un non umano potrebbe cambiare le cose.
Mormoni e tanti altri (persino satanisti) hanno identificato angeli, dei e demoni con creature extraterrestri, sul perché sarebbe molto interessante disquisirci, magari metterò assieme qualche idea in un prossimo articolo al proposito. La più ovvia delle idee è che per quanto ci piaccia vederci come uomini di scienza, di progresso e razionalità, siamo uomini di emozioni, un pò ingenui, con una scarsa conoscenza del nostro potenziale e delle nostre capacità, e pertanto deleghiamo ad altri esseri la capacità di fare cose grandiose, pensiamo alle piramidi, o ad altre meraviglie architettoniche dell'antichità e ai primi aerei. 
Ritornando al punto, per gruppi come quelli citati prima, l’arrivo di un alieno sarebbe la tanto attesa rivelazione e prova che ciò che era scritto nei libri o che era stato immaginato dai loro capi religiosi era vero. Una simile carica di emotività porterebbe a conversioni di massa, grande proselitismo, e sull’alieno, a seconda della sua forma e del suo temperamento, si troverebbero mille e una corrispondenze con antichi miti, misteriose creature e avvenimenti della storia umana.
In questo caso comunque, l’alieno sarebbe accettato, anzi adorato e ben riverito.

Vi sono poi religioni come il buddhismo o l’induismo che io considero molto “interattive” e quindi in grado di analizzare e poi assorbire nel proprio sistema, eventi e spinte ideologiche del nostro tempo. Detto in poche parole i buddhisti direbbero: ve l’avevamo detto che esistevano migliaia di mondi e creature, nulla di inaspettato. Gli hindù idem, anche se sospetto che le correnti più “devozionali” vi vedrebbero un avatara (discesa in un corpo fisico di un dio) di qualche divinità o qualche tulku (nella tradizione buddhista, maestri buddhisti di grande potere che decidono di continuare a rinascere per trasmettere i loro insegnamenti)
Non posso purtroppo mettermi “dall’altra parte” perché finora l'alieno in questione non c’è e non saprei come immaginare una sua eventuale reazione alla sua divinizzazione, tenendo comunque conto che forse non avrebbe concetti religiosi simili ai nostri, ma di sicuro possiederebbe un sostrato filosofico ed introspettivo, così com'è connaturato a qualunque creatura senziente, in quanto germe fondamentale della conosc(i)enza che parte dalle domande: chi sono io? Perché sono qui? Sta poi ad ogni filosofia religiosa o atea spiegarlo, ciascuna in maniera diversa.
Diversamente, soprattutto culti di tipo più trascendente, quali le religioni abramitiche, potrebbero non reagire positivamente. Soprattutto la religione cristiana, ma anche ebraismo e islam, in quanto religioni “geocentriche”.
P.S: piccola parentesi, mi riferisco alle correnti maggioritarie, che attualmente sono quelle più “materialiste” e meno mistiche. E che pertanto non accettano troppa speculazione.
L’arrivo della creatura non-umana porrebbe problemi molto grossi, ben peggiori di quelli che provocò la scoperta dell’America per la Chiesa.
Com’è possibile che delle creature abbiano vissuto lontane, all'oscuro dei progetti di Dio? Sono pertanto sub-umane perché non sono state meritevoli del messaggio divino? Perché la divinità avrebbe dovuto creare degli esseri senzienti non a sua immagine e somiglianza (visto che sicuramente avranno un aspetto diverso dal nostro)? L’uomo non è più il metro di misura del cosmo, o comunque non è più in una posizione privilegiata rispetto a Dio?
Questa messa in discussione sarebbe un grande stimolo: le varie religioni si troverebbero a far quadrare questo inghippo nella loro dogmatica, nascerebbero nuove soluzioni creative, o si cercherebbe di intravedere nei loro usi e nelle loro credenze, una traccia di qualche sant'uomo o di qualcosa citato nei testi sacri. Forse questo shock porterebbe ad una sempre più progressiva trascendentalizzazione, ovvero ci si atterrebbe meno a letteralizzazioni dei testi sacri, e ci si concentrerebbe sui valori, l'insegnamenti essenziali, favorendo le correnti minori e nuove generazioni di mistici. E forse… si cercherebbe anche di convertirli.

Una questione curiosa sarebbe un’eventuale conversione all’islam, in quanto l’alieno, una volta tornato alla sua dimora extrasolare, si dovrebbe porre delle questioni gravissime, che riguardano l’esercizio degli obblighi del credente: come pregare rivolti verso la Mecca? Basta… trovare la Terra nel cielo? O si è costretti a rimanere sul posto? E il calendario lunare? Va bene seguire un'altra luna locale se è presente, o bisogna calcolare i tempi di quella terrestre? E se il loro pianeta avesse due, tre, cinque lune? Come eseguire le preghiere se… non si hanno le mani e se vi sono da eseguire abluzioni? L’acqua è presente sul pianeta natio? E’ tossica per loro? Sarebbe lecito utilizzare altre appendici? E con il cibo? Se l’apparato digerente funzionasse con enzimi diversi come potrebbero essere certi di mangiare cibo permesso e quale no? Si farebbe una comparazione tra i vari animali o alimenti commestibili del luogo?Insomma credo che l'aspirante alieno musulmano cadrebbe nello sconforto.


Chiusa la parentesi religiosa, apriamone una nuova, di tipo più universalistico e sociale.
Sempre nell’ipotesi di una creatura di intelligenza umana, questa sarebbe considerata nostra pari? Che diritti avrebbe?
Tutti i sistemi giuridici dovrebbero adattarsi ai nuovi ospiti, la carta dei diritti fondamentali non parlerebbe più dell'uomo, ma di creature intelligenti (e qui forse insorgerebbero nuovi movimenti di animalisti che magari vorrebbero un'equiparazione con gli animali terrestri), e quindi bisognerebbe stabilire dei nuovi criteri per spiegare cosa vuol dire intelligente, senziente o umano.
Forse appunto, il termine “umano o uomo” rimarrebbe, sarebbe utilizzato lo stesso e acquisirebbe un significato più ampio, visto che per la prima volta avremmo un paragone con cui confrontarci.
In questo clima di festa, curiosità e sorpresa, vi sarebbe chi, come sempre, tenterebbe di creare discordia e divisione.
Questo qualcuno, sentendosi in competizione come essere umano, sentendo che la propria identità umana è in discussione, comincerebbe a trovare nell’ospite possibili indizi di una sua inferiorità, un comportamento o un tratto fisico che gli ricorda un animale terrestre ed è fatta: la creatura non merita di essere considerata eguale a noi, gli uomini si stanno lasciando schiacciare da un essere che dovrebbe essere nostro schiavo di diritto, e così via.
Nascerebbero così dei veri e propri… partiti xenofobi, etimologicamente corretti al 100%!
Ironicamente gli uomini, prima divisi per mille questioni, per lingua, colore della pelle e religione, troverebbero un capro espiatorio unico, e forse si sentirebbero uguali, uniti come uomini per la prima volta nella storia, magari comincerebbero a considerare crimini e violazioni nei confronti di queste creature meno gravi, in quanto non esseri umani. Gli stati più “nazionalisti” o in questo caso più “terrestri” emanerebbero leggi controverse, dando priorità agli uomini e penalizzando eventuali ospiti che vogliano vivere sulla Terra, dall’altra parte si creerebbero ONG di vario tipo per lottare contro la discriminazione e diverebbe necessario creare nuovi programmi di sensibilizzazione nelle scuole.


E qui dovremmo prepararci ad una dolorosa rivoluzione culturale, in quanto ogni produzione artistica, che sia film o libro in materia di extraterrestri verrebbe bollata o considerata parte di una cultura ignorante e razzista.
Tutti questi alieni, spesso riprodotti in maniera caricaturale o animalesca, o peggio come creature violente e spietate, getterebbero delle ombre pesanti sulla futura integrazione, forse dovremmo sperare che almeno un senso dell’autoironia non sarà … “alieno” a questi nostri futuri ospiti.

Chiudo questa dissertazione con un’ultima questione: le relazioni sociali e… familiari
Spostiamoci ancora più avanti nel tempo e facciamo sì che dopo questo interessante incontro, superate eventuali barriere linguistiche e questioni legate alla sopravvivenza, sempre più alieni, per motivi di ricerca o… per sfizio, vengano a stabilirsi sulla terra.
Essendo da un certo punto di vista “umani”potremmo stringere con loro dei rapporti di fiducia e addirittura di affetto. Noi umani siamo molto empatici per natura, oltre che con i nostri simili siamo in grado di fare amicizia con gli animali e fino a trattarli quasi come nostri pari, quindi perché non dovremmo riuscire a legare con un altro tipo di "umano"?
E inoltre, cosa accadrebbe se qualcuno di noi si sentisse attratto da questa creatura? Non credo assolutamente a chi afferma che eventuali alieni potrebbero anche essere privi di sentimenti o emozioni (stile xenomorfo insomma, ma anche alien in certi punti smentisce la cosa).
Anche ponendo la cosa squisitamente su un piano di mera necessità, anche gli animali più primitivi possiedono delle basilari forme di riconoscenza o solidarietà, e se parliamo di una creatura aliena che vive in una “civiltà”, che quindi è sicuramente abituata a vivere all'interno di gruppi sociali, ciò sarebbe plausibilissimo.
Ma veniamo al nocciolo della questione, prima di tutto, le creature avrebbero quello che noi definiamo un genere? Probabile, visto che quasi tutti gli animali più sviluppati sulla terra adottano una riproduzione di tipo sessuato. Quello che non sappiamo è la dimensione dell’affettività che potrebbe esserci dall’altra parte: sarebbe vista come utilitaristica, ossia solo in vista del mantenimento della specie? Se fosse così l’alieno o l’aliena rigetterebbe le nostre avances. O ancora, e se fossero loro gli xenofobi? Se ci trovassero disgustosi? E in caso di risposta positiva reciproca, avremmo poi, modo di avere un contatto fisico senza farci del male, per reazioni chimiche, sensibilità e modi di… dimostrare interesse diverso?
Magari qualcuno si stupirà, ma io non trovo che sia impossibile provare attrazione verso un essere senziente che non sia un uomo, ma comunque paragonabile a livello di intelligenza. Parto da questa riflessione: quali sono le caratteristiche fisiche che in genere ci attraggono in una persona? Al di là di un desiderio meramente fisico, quando ci leghiamo davvero a qualcuno, siamo attratti da quelle meno… fisiche. Il modo di guardarci, non la forma degli occhi, il modo di parlare e il tono della voce, più che le labbra in sé, il modo in cui gesticola (e magari vedere appendici o zampette varie dimenarsi potrebbe sembrarci affascinante), o ancora, il modo di pensare e le aspirazioni dell'essere in questione.

Certamente non credo che vi sarebbe mai un colpo di fulmine, in quanto a prima vista rimarremmo spiazzati dalle diversità fisiche, ma forse questa curiosità potrebbe portarci oltre, e a parte qualche perverso nelle relazioni interspecie (si certamente si creerebbe il solito girone degli xx-xeno), da una relazione di amicizia potrebbe nascere qualcos’altro, tutto questo sempre dal punto di vista umano, visto che non so quali altre considerazioni potrebbe avere la creatura. 
Riguardo all’aspetto sessuale, sicuramente dovremmo rinunciare a molte pratiche, in quanto magari le reciproche mucose o la cute stessa sarebbero altamente incompatibili, ma magari potremmo scoprirne a vicenda altre, che con le nostre reciproche specie sarebbero state improponibili: collegamento neuronale? Rapporti orali finalmente possibili perché la/il tua/o compagna/o non ha becchi, denti affilati e lingua velenosa? Mistero.

Qui entriamo ancora una volta nella speculazione pura: e se una coppia umana e aliena volesse avere figli?
Prima di tutto diamo per  scontato il solito girotondo bigotto che si creerebbe su queste relazioni… interstellari, magari in molti casi verrebbero paragonate alla zoofilia (nascerebbe il neologismo “xenofilia”), e quindi sarebbero spesso osteggiate dall’opinione pubblica.
Piccola osservazione, come in tutti i casi precedenti di razzismo e di misure antirazziste, l’opinione pubblica una volta sensibilizzata, reagisce sempre bene alla concessione dei diritti a certi tipi di minoranze, ma ciò finchè non si toccano questioni sociali e relazionali quali la famiglia…
Vi sarebbe una LUNGHISSIMA discussione che scaturirebbe dall’eventuale permesso di adozione dei bambini, e qui pongo in breve alcune domande interessanti, al fine di stimolare eventuali dibattiti sull’umanità presunta delle creature aliene:
Un alieno ed un uomo possono adottare? Il bambino in questione avrebbe problemi identitari? Non finirebbe per sottoporsi ad operazioni strane per cambiare aspetto e assomigliare ad uno dei suoi genitori? E se gli alieni fossero due? Il bambino non avrebbe il diritto di crescere con genitori… di cultura umana? Dobbiamo creare un diritto familiare separato e dire che questi esseri senzienti non sono proprio uguali a noi?

 Adesso tenetevi forte, stiamo per entrare in un campo molto delicato, che credo sarà di frequente battuto nei prossimi decenni, e sarà una delle battaglie più interessanti tra etica e scienza, da cui potremmo uscire "modificati" non solo nelle nostre idee.
E se invece quest’alieno e quest’uomo volessero creare un figlio in provetta ciò sarebbe lecito?
Non posso immaginare che genere di potere e concessioni avrà la scienza fra tanti secoli, io personalmente mi pongo nella schiera di persone contrarie alla bioingegneria genetica, non mi riferisco a misure e interventi eseguiti per curare malattie o problemi di vario tipo, ma a quelle pratiche che vorrebbero "migliorare l'essere umano", intaccandone la sua umanità. Sono fortemente pessimista riguardo allo strapotere della scienza sugli esseri umani e il loro corpo (Gattaca e Il mondo nuovo di Huxley mi hanno influenzato non poco), e l’idea di creare possibili chimere mi inquieta, non per strani miti sulla sacralità dell’uomo, ma per l’idea di trasformare gli esseri umani in prodotti di consumo, adatti alle necessità dei loro creatori, e che quindi al di là di iniziali miglioramenti fisici, finirebbero per diventare una massa di umani standardizzati, perfetti per essere schiavi, e chiudo qui la lunga parentesi, in quanto vorrei che chi legga si concentri più sulle possibili questioni aperte e ipotesi varie, che sulle mie idee soggettive.
Ammettiamo che il mondo della ricerca sia in fermento, e che uomini e alieni non abbiano, almeno ai fini della riproduzione o geneticamente, differenze non insormontabili o che comunque i loro incroci permettano la sopravvivenza di un ibrido, e che la strana coppia in questione sia disperata dall’idea di non poter avere un bambino, e che riescano tramite la ricerca a ottenere questa possibilità.
Cosa accadrebbe?
Inanzitutto, almeno da parte umana vi sarebbe opposizione, in quanto il diverso come accennato prima, diventa "troppo diverso" non appena invade il territorio che "gli altri" percepiscono come sacro, ossia il focolare familiare.
I filo-umani inorridirebbero al pensiero: alla perfezione fisica umana, quasi divina, si aggungerebbero tratti spuri, animaleschi: lo renderebbero un mostro. 
Seconda questione, “cosa sarebbe” questo bambino? Ci sarebbero dei criteri per definirlo? Se poi contrariamente alla maggior parte degli ibridi fosse fertile, si creerebbero percentuali di alieno al 30,50,70%? E se magari la riproduzione sessuata tra ibridi, umani e alieni diventasse possibile? Sarebbe accettato dalla comunità umana o aliena?


Voglio osare ancora: una volta superate queste enormi difficoltà, sia etiche che scientifiche, il bambino ibrido si diffonde e nel corso dei secoli dopo il primo contatto, le due razze finiscono sempre più per mescolarsi.
Ci sarebbero sicuramente “gruppi di resistenza” di umani che vogliono stare solo con umani al 100% e stesso discorso per gli alieni, che comunque credo che in questo caso tenderebbero a tornare a "casa loro", ma la dilagante diffusione degli ibridi, e la possibilità che umani al 97% possano essere quasi del tutto indistinguibili dagli umani puri, vanificherebbe queste pretese.
Magari i più estremisti stabilirebbero delle società della riproduzione in cui è possibile accedere solo con un controllo totale del DNA, o centri di “pulizia genetica” che talvolta anche con metodi poco ortodossi, sarebbero in grado di sostituire tessuti, organi e stralci di DNA per rendere “più umani" gli umani non troppo umani.
Governi xenofobi vista la diffusione degli incroci, potrebbero stabilire percentuali, quote e facilitazioni per gli umani puri a discapito degli alieni, o degli ibridi, magari finendo proprio per proibire gli accessi a chi non si sottoponga al test del DNA.
Ma il fatto che questo genere di riproduzione tra specie pure sia sempre più raro, farebbe sì che quei tratti che dai più venivano percepiti animaleschi o mostruosi, si ritrovino in maniera più accennata fino a diventare “gradevoli” su esseri umani ibridati, e magari divengano anche fattore di sensualità o di grande attrattiva.
Alla fine di questo curioso melting pot, nel giro di uno o due secoli, avremmo sulla Terra questa ipotetica situazione sociale: un 5% di umani puri, 30% di umani quasi puri o che si credono tali, 64,99% di ibridi misti che oscillerebbero tra ¼ a ¾ di alienezza, e uno 0,1% di alieni .
Percentuali che spiego brevemente:
-5%degli umani fortemente xenofobi che con disposizioni rigide hanno rifiutato di mescolarsi agli alieni.
-30% altri xenofobi che però nel ramo famigliare hanno subito piccole “contaminazioni”, che comunque negano di avere o che sono riusciti a camuffare ad esempio con interventi chirurgici .
-64,99% ibridi di tutte le gradazioni, costituiscono il grosso della popolazione terrestre a seguito della riproduzione artificiale e poi della diffusione di ibridi fertili.
-0.1% di alieni, una bassissima percentuale perché, dopo secoli di studio e conoscenza, gli alieni sono sempre meno restii a venire a vivere sulla Terra, ciò soprattutto a causa della diffusione della xenofobia e della diffusione di ibridi che ormai sono molto più ben integrati e più “funzionali” rispetto al clima e alle abitudini terrestri.


Mi fermo qui. Ci sono tante e tante altre questioni su cui si potrebbero ipotizzare eventuali scontri o incontri, lascio a chiunque legga la possibilità di arricchire e di proporre nuovi spunti.
Io da mediatrice linguistica ho posto soprattutto problemi di tipo culturale e religioso.
Ultima cosa, so che è un pensiero un po’ infantile, ma mi chiedo se magari al termine della mia vita, incanutita e rugosa potrò  riuscire a far leggere questo articolo ad un eventuale “visitatore” e chiedergli che genere di problemi si porrebbero invece tutti quegli uomini che decidessero di andare a vivere nel suo pianeta. 
E... a meno che mi diletti ancora nell'apprendere lingue lontane in tarda età, farei tutto questo con l’ausilio di un mediatore interstellare. Chiaro.

martedì 17 marzo 2015

Gli assassini: breve storia di un culto che fece tremare il Medio Oriente

"Assassino" è una di quelle tante parole arabe che nel corso della storia è entrata a far parte del nostro vocabolario, oggi indagheremo sulla sua origine scoprendo un pezzo di storia importante del medio oriente.
Prima di tutto, non c'è accordo sulla sua reale etimologia, assassino deriva dall'arabo "hashshashin" (حشّاشين), che secondo alcuni studiosi avrebbe origine dal nome del fondatore Hassan Sabbah, per altri deriverebbe dal vocabolo arabo che sta per "erba", e che quindi lascia supporre che tra i suoi seguaci fosse norma fumare erba.
Non voglio mettermi contro nessun accademico, ma vista anche la radice della parola e la fonetica araba, tra le due mi sembra sia più logico suppore quest'ultima origine, che forse farà storcere un pò il naso per l'immagine inusuale di un gruppo religioso/politico un pò "alternative" all'alba del primo millennio: immaginatevi questi uomini oscuri, spietati, che con le mani odorose di canna preparano i loro piani e astute trame.

Parliamo ora di quanto è possibile dire sul loro conto, partiamo dalla storia:
 Il culto degli assassini nasce per opera del già citato Hassan Sabbah (1034, Qom, Iran), appartenente ad una delle branche più estreme dello shi'ismo ismailita, detta nizari (o nusayri), che riconosce una diversa linea parentale di imam rispetto allo shi'ismo duodecimano, quello più diffuso oggi in Iran.





Quest'immagine è un abile lavoro di arte calligrafica, e venne assunto dai nizari come simbolo del loro culto. Al suo interno vi è tracciato il nome completo di 'Ali, cugino di Muhammad, considerato da tutti gli shi'iti il primo imam.

Dotato di una forte personalità carismatica, Hassan radunò con sè numerosi seguaci, essi erano fortemente avversi allo sfarzo delle corti dei califfi, e lamentavano l'assenza di quello  che nella visione di Hassan era l'islam più puro, così forte dell'aiuto dei suoi sostenitori egli riuscì a conquistare una fortezza ad Alamut, nell'attuale Iran (1090).
Un posto inespugnabile e poco raggiungibile, e sulla cui conquista da parte del nostro si raccontano varie leggende, dall'uso di poteri soprannaturali alla conversione dei suoi abitanti, ma che alla fine si rivelò un'ottima scelta strategica per le operazioni degli assassini.

Alamut, Iran

Anche se ormai divenuto sinonimo di omicidio, il termine "assassinio", secondo le usanze di questo culto, stava ad indicare un omicidio politico, mirato a destabilizzare regni e imperi di chi veniva considerato indegno del potere.
Gli assassini progettavano con cura ogni attentato, erano fortemente indottrinati e fedeli, come in un ordine esoterico esisteva all'interno del culto un sistema di rivelazioni per grado che permetteva ai seguaci di accedere anche ad una conoscenza più profonda del Corano, fino a giungere alla cerchia più ristretta di Hassan.

Dal punto di vista religioso si rifacevano ad un tipo di shi'ismo estremo, l'ismailismo, che rispetto all'originario dava un assoluta priorità all'interpretazione esoterica al Corano: la shari'a, i fondamenti obbligatori dell'islam diventavano superflui una volta che l'adepto avesse raggiunto una conoscenza spirituale superiore. Grande importanza infine era data all'imam, permeato di un'essenza eterna, era persino superiore alla persona del profeta Muhammad, considerato assieme alla sua legge, temporaneo e transitorio.
L'imam diventa così il simbolo dell'uomo perfetto, addirittura è definito immagine della forma divina stessa, a cui gli uomini devono ispirarsi e rivolgersi.
Nel nostro caso fu un nipote di Hassan, suo omonimo, che si proclamò discendente del precedente imam e assunse così il controllo della sua setta, annunciando l'arrivo di un islam solo puramente spirituale, e quindi esente da regole e leggi religiose di alcun tipo.
 Il modo di agire degli assassini mirava a suscitare scandalo, paura, e pertanto i loro attentati avevano spesso luogo in pubblico, in modo da generare un perenne senso di insicurezza.
Gli assassini non temevano la morte, anzi spesso si suicidavano prima di essere catturati per non rivelare informazioni preziose, erano per questo detti "fida'i" coloro che si sacrificano.
Durante le crociate, il culto aveva acquisito un'altra base operativa in Siria guidata da una figura misteriosa chiamata "il vecchio della montagna", per un breve periodo si creò una curiosa alleanza tra crociati e assassini, uniti dal comune obbiettivo di annientare alcuni dei regnanti del medio Oriente.
La loro minaccia cessò solo nel 1256, quando la loro fortezza, assieme ai preziosi documenti sulle loro imprese, fu devastata dall'ondata mongola, a capo della quale vi era Hulagu, nipote di Gengis Khan.

 









 Hulagu e la sua regina
 
La mancanza di documenti scritti e la notevole mistificazione del loro culto, fa ragionevolmente suppore, che molte delle loro imprese siano state gonfiate, o per lo meno sovrastimate, in quanto ogni omicidio politico veniva attribuito a loro e secondo alcuni racconti, persino Saladino rischiò di lasciarci la pelle, anche Marco Polo li cita nel Milione, a testimoniare quanto grande fosse la loro fama.


A TUTTI I LETTORI: nel tentativo di dare un tono più serio al blog, e di provare che non scrivo secondo la mia fantasia o manipolazioni varie, lascerò al termine di ogni articolo una breve bibliografia, che potrà essere anche utile al fine di consigliare ai lettori i testi per approfondire un argomento che abbiano trovato interessante.



BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
A.Bausani, L'islam, Garzanti, 1999
T.Ansary, Un destino parallelo, Fazi, 2010
H.Corbin, Storia della filosofia islamica, Adelphi, 1991


venerdì 30 gennaio 2015

Tra gnosi e sincretismo: gli yazidi

In questo post tratteremo di un gruppo religioso sconosciuto ai più: gli yazidi.



Attualmente sparsi tra le aree a maggioranza curda, tra Turchia, Iraq e Siria, gli yazidi nel corso dei secoli sono stati emarginati e mal tollerati per via della nomea di adoratori del diavolo, io personalmente mi sono imbattuta in questo nome per la prima volta, quando anni fa lessi "Incontri con uomini straordinari" di Gurdjieff.
Tra gli aneddoti d'infanzia dell'autore, si narrava di un curioso episodio: alcuni ragazzini avevano disegnato un cerchio bianco intorno ad un loro coetaneo yazida, e questo vi era misteriosamente rimasto bloccato dentro, non poteva uscirne in alcun modo e gridava disperato. Gurdjieff impietosito si avvicinò e non appena cancellò parte del cerchio, il misterioso ragazzino riuscì a fuggire. E' significativo, perchè chiunque conosca un pò di tradizioni magiche o rituali, sa bene che il cerchio è spesso legato all'evocazione di creature soprannaturali, se siete dei lettori di classici, avrete trovato questo elemento nel Faust, quando il protagonista evoca il demonio Mefistofele.


Al di là di supposizioni e fantasticherie, cosa sappiamo sugli yazidi? Raccogliendo i miei dati a disposizione, proverò a tracciarne un quadro esaustivo, per quanto possibile.
Partiamo dal nome:
-izad in persiano, o yazata in avestico(1), significa venerabile o angelo, vedremo più avanti perchè.
-Yazid è il nome del figlio del califfo Mu'awiya (circa VIII secolo), della dinastia Umayyad, colui che uccise il figlio di 'Ali, Husayn a Karbala in Iraq(2), secondo gli yazidi egli avrebbe in seguito abbandonato l'islam per abbracciare questa fede, per poi diffonderla nella zona dell'attuale Siria.



Figura importantissima e centrale del culto è "Malak Ta'us" un essere angelico, il cui nome vuol dire "angelo pavone".
Malak Ta'us è il più importante dei sette angeli creati da un dio (a cui non viene tributato nessun culto), egli cadde dal cielo per una colpa non ben precisata nei testi, di cui ben presto si pentì, tanto che le sue copiose lacrime riuscirono ad estinsero il fuoco di tutti gli inferni, ed a seguito di ciò fu rimesso in cielo dal dio.
Questi sette esseri o angeli sono le potenze attive di Dio, essi dispensano benedizioni e disgrazie sulla terra e possono entrare in comunicazione con l'uomo.
I loro nomi richiamano personaggi della storia dell'islam, in quanto gli angeli sono scesi più volte sulla Terra per reincarnarsi in particolari uomini e profeti.
Tra questi vi è Shaikh 'Adi ben Musafir, conosciuto anche dai musulmani come sufi e mistico, che ricevette intorno all'XI secolo una rivelazione, e si recò a Lalish nel nord Iraq, per abitare in una caverna, nella zona eseguì numerosi miracoli di guarigione, ed è attualmente seppellito nel complesso templare mostrato nelle foto seguenti.



La ritualità yazida ha elementi sincretici, si praticano battesimo, un rito di condivisione del pane e del vino simile alla comunione cristiana, digiuni in alcuni periodo dell'anno, feste delle stagioni e persino danze dal sapore sufi.
Vari onori sono tributati alle effigi dell'angelo pavone che in alcune ricorrenze vengono portate di villaggio in villaggio.
Particolare importanza ha anche la festa del pellegrinaggio a Lalish che cito brevemente proprio per sottolineare un altro elemento sincretico: nel corso delle celebrazioni i pellegrini recitano canti per onorare il saggio Shaikh Adi,  e non solo, in quanto tra gli inni ve n'è anche uno detto "Canto di Malak 'Isa", ossia canto dell'angelo Gesù, questo rituale poi degenera in pura ritualità frenetica, quasi sciamanica, con ritmi di tamburo ossessivi, seguendo i quali i fedeli si contorcono e si agitano per terra tra forti grida.


Il Kitab aljilwa, il libro della rivelazione è il più importante testo sacro della tradizione yazida, in cui l'angelo pavone, parlando in prima persona, reclama ubbidienza e voti di silenzio da parte dei suoi fedeli, offrendo in cambio benedizioni e potere.
In parte è anche questo aspetto misterico ed elitario, che non facilità l'accesso alle conoscenze da parte degli "estranei", a rendere molti aspetti di questo culto ancora ignoti agli studiosi.
Nell'attesa che future generazioni di impavidi orientalisti sollevino alcuni interrogativi, vi lascio con un estratto di una preghiera con cui si onora Malak Ta'us

"O Signore, tu sei il Dio del viaggio,
Signore della luna e della tenebra,
Signore del trono sublime,
Sei il Dio della benedizione,
Tu sei il trono e io sono nulla,
Io sono debole e caduto,
sono caduto e tu ti ricordi di me,
Ci hai condotti dalla tenebra alla luce."




(1)Avestico= antica lingua della famiglia indoiranico, oggi attualmente utilizzata solo nei testi sacri dello Zoroastrismo, la raccolta degli Avesta.
(2) Husayn= figlio di 'Ali il genero di Muhammad, dagli sciiti è considerato il terzo imam, venne ucciso a Karbala assieme ai suoi parenti e compagni, per essersi ribellato alla presa di potere degli Umayyud, la sua morte viene ricordata dai seguaci della shia nel giorno dell'Ashura, un giorno del calendario lunare islamico, la cui corrispondenza col calendario solare regolare cambia ogni anno.

mercoledì 21 gennaio 2015

To English speaking guests interested in Indian, Tibetan, and Arabic culture

                                                              SERVICE ALERT!





Hello to everybody! I've noticed that my new blog has been accessed by English speaking people (or

English speaking countries),  if you are interested in themes such as Indian, Tibetan and Arabic

folklore, religion and history, let me know it by posting your comments.

So if it's requested I'll add bilingual posts, that's not a problem for me, absolutely!

Just make me understand if it's useful to anyone. I hope to read you all soon, or later!








Akbar il patrono della tolleranza e Fatehpur Sikri

Fatehpur Sikri, Agra, India.
Stasera varcheremo (telematicamente) le soglie di un luogo meraviglioso, posto sotto la protezione dell'UNESCO, vicino Agra in India.
Vi voglio raccontare la storia di Fatehpur Sikri, ovvero La Città Della Vittoria.



Il complesso monumentale mostrato nelle foto,  era la residenza in cui Akbar, imperatore della dinastia mughal, risiedeva assieme alla sua corte.
Fu proprio egli a dare ordine di costruire questa magnifica residenza nel 1570, principalmente per rendere ad omaggio a Sheikh Salim, un sufi dell'ordine Cisti(1), da cui si racconta, l'imperatore si fosse recato per ottenere benedizioni al fine di avere un erede maschio, cosa che si verificò poco tempo dopo, e pertanto egli ne rimase eternamente riconoscente.

Questa bellissima cupola di marmo bianco è la tomba costruita in memoria del santo, oggi meta di pellegrinaggi da parte di donne musulmane e non solo, che desiderano avere figli.

Si può affermare che questa meraviglia in pietra rossa, rappresenti in sintesi il glorioso passato dell'India, che ben prima della dominazione inglese, era un impero, e come tale rimase unificata per secoli, grazie ad imperatori come Akbar, citato poco prima, che si distinsero per la tolleranza e il rispetto mostrato verso altre fedi e culture.
Sebbene musulmano, come i suoi antenati centroasiatici prima di lui, il regno di Akbar rappresentò un'innovazione, sotto il suo dominio le religioni dell'impero vennero trattate con egual rispetto, abolì la jizya, il testatico che tutti i sudditi non musulmani in India erano tenuti a pagare e permise la costruzione di nuovi templi induisti, cosa che prima di allora era severamente proibita.
Dallo spirito curioso, cominciò a studiare le diverse filosofie religiose, induismo, mistica islamica, buddhismo, e allo scopo di istruirsi in maniera efficace adibì una delle sale del complesso come sede di dibattiti interreligiosi, a cui lui assisteva.
Queste conoscenze fecero maturare in lui una consapevolezza: tutte le fedi degli uomini possedevano la verità, ma solo in parte, e mettendole assieme, ci si poteva avvicinare alla conoscenza vera e pura.


Così nel 1582 fondò un movimento religioso la "Din-ilahi" (lett. la religione di Dio) che prendeva spunto dalle varie correnti musulmane e dalle religioni dell'India, era priva di un clero e non possedeva dei propri testi sacri, i seguaci erano favorevoli al vegetarianesimo e si opponevano alla violenza.
Sfortunatamente ben pochi vi aderirono e così questa dottrina scomparve alla morte dell'imperatore.
Ma la sua eredità rimase, perchè in fondo, l'India è nella sua natura, una madre accogliente, luogo di nascita di numerose fedi, scienze e uomini di genio. E contiamo che il suo presente e poi il suo futuro, possano renderle gloria, e farla così proseguire in una direzione ancora migliore di verità e tolleranza!













(1) Ordine Chisti= movimento della mistica islamica sufi, nato nel X secolo in Afghanistan nell'omonima località, i seguaci del culto sono notoriamente aperti, accettando tra i propri adepti, anche non musulmani, inoltre gli aderenti pongono molta attenzione all'ideale ascetico, distanziandosi da ogni fonte di corruzione e attaccamento mondano.

domenica 18 gennaio 2015

Il demone e il monaco, storie d'ordinaria amministrazione in Tibet

Nella cultura popolare Lang Darma è rappresentato come un demone munito di corna e dotato di lingua nera. Da qui l'usanza presso i tibetani di salutarsi grattandosi la parte superiore della nuca e mostrando la lingua a riprova del fatto di non trovarsi di fronte a un demone cornuto."
da Tibet Mito e Storia di P.Angelini

Lang Darma è stato un usurpatore del trono tibetano nel IX secolo. Appoggiato dai sacerdoti Bon, ripristinò gli antichi culti e privilegi.
Ferocemente avverso al buddhismo aizzò violenze contro i monaci e fece chiudere i monasteri buddhisti, tanto da venir considerato dai posteri un demone.








Un giovane monaco chiamato Palgy Dorje, potente allievo di Padmasambhava, era un esperto di arti magiche e si diceva che fosse in grado di attraversare le rocce e di volare, quando venne a conoscenza delle persecuzioni del despota, spinto dalla compassione decise di partire per porre fine al suo regno di terrore (*).
Giunto a Lhasa, la capitale, si distinse per la sua abilità nella danza, tanto che le guardie del re, gli chiesero di venire a corte per mostrare le sue capacità inusuali al re. Ma una volta giunto al cospetto del re, tra un passo di danza e l'altro, estrasse arco e frecce, precedentemente celati sotto la sua tunica e con questi colpì il sovrano in un occhio che morì sul colpo, in seguito approfittando della confusione, riuscì a fuggire col suo cavallo, facendo così perdere le sue tracce.









 La danza del cappello nero, popolare in Tibet, richiama la vicenda prima citata, in quanto si dice che Pelgyi Dorje, indossasse indumenti simili quando giunse dal malvagio re, lo scopo di questa danza rituale è quello di eliminare le energie negative e gli ostacoli che ci impediscono di conoscere la realtà ultima al di là dell'ego, attraverso tre principali livelli riprodotti simbolicamente dalle parti del vestiario: quello esterno ossia l'ambiente e i suoi condizionamenti, quello interno costituito dalle emozioni e dalla sofferenza, e quello segreto che concerne l'identificazione della mente con il corpo (e quindi l'ego). I rapidi movimenti dei danzatori comunicano agli spettatori la gioia e la libertà acquisita una volta che la realtà viene riscoperta nella sua vera natura.





(*)= in un'ottica buddhista, uccidere un malvagio è un atto di misericordia nei suoi confronti, più che nei confronti degli oppressi, chi indulge nell'omicidio e nella violenza, accumulerebbe molto karma negativo se non venisse fermato, chiaramente è un discorso a livello simbolico, per mostrare fino a che punto un illuminato è disposto a salvare gli esseri dalla sofferenza, fino al punto di sacrificare la sua fedina... karmica! Essendo un tema un pò contorto, approfondirò la questione in un prossimo articolo narrando un jataka, ossia una storia sulle mitiche rinascite precedenti del Buddha storico Gautama.

giovedì 15 gennaio 2015

E' proprio uno che viene dall'isola di Wak Waq!


Dissero ad Hasan al-Basri "Non potresti giungere all'isola di Wak Wak neanche se i jinn volanti e le stelle vaganti ti assistessero, questo perchè tra te e quell' isola ci sono sette valli, sette mari e sette montagne di infinità grandezza." Storia di Hassan al- Basri, Mille e una notte.


Dov'era diretto il nostro Hasan al-Basri? E sopratttutto cosa cercava? 
In questo racconto si narra che il giovane s'invaghì di una misteriosa donna che possedeva un abito di piume che le permetteva di volare, e al fine di impedirle di spiccare nuovamente il volo, glielo nascose e la sposò, incastrata doppiamente insomma.
Ma un giorno la donna uccello, una volta ritrovato il proprio abito, svanì inaspettatamente così come era giunta, lasciando però ad Hassan un ultimo messaggio, in cui riferiva di trovarsi nell'isola di Wak Wak.




















Il nome di questo luogo ricorre spesso nelle leggende arabe e persiane, in particolare riferimento ad un omonimo albero, l'albero di Wak Wak, una mitica pianta dai frutti a forma di teste o uomini interi, (si parla soprattutto di donne nude di incredibile bellezza) i quali morivano non appena toccavano il suolo esclamando infine "Wak Wak!"
Secondo altre versioni invece il Wak Waq è un albero che sussurra presagi, e cresce in un'isola governata da sole donne, probabilmente simili alle amazzoni, o fattucchiere come la donna ricercata dal protagonista del racconto delle mille e una notte.





Essendo l'isola amena un soggetto ricorrente nei racconti di marinai ed eroi di tutte le epoche, è difficile dire se l'isola in questione sia esistita o meno, si ipotizza comunque che tale posto possa essere il Madagascar in malgascio Vahoaka, che per altro è già noto alle cronache fantastiche della mille e una notte come possibile patria del Rok, enorme aquila in grado di ghermire persino elefanti (in realtà l'unico uccello autoctono di grandi dimensioni, "l'uccello elefante" ormai estinto da qualche secolo, era inabile al volo).
Una chicca sul titolo: essere qualcuno che viene dall'isola di Wak Wak è un modo di dire arabo che corrisponde al nostro italiano "venire da un altro pianeta", pertanto, se apparite abbastanza bizzarri alla gente comune, sappiate che non c'è bisogno di cercare un lontano pianeta in cui rifugiarvi, ma c'è l'isola di Wak Wak in qualche mare ignoto che vi aspetta!